L’impresa del cioccolato: l’economia di Francesco è già qui

Joaquín Orellana Busandri, Argentina – 21 anni, studente di legge

Villaggio Policies and Happiness

Intro by Paolo Santori, Ricercatore in Filosofia ed Economia (CUC)

È sabato pomeriggio quando Joaquín Orellana Busandri – ‘Joaco’ per gli amici – , giovane partecipante dell’Economia di Francesco, ci racconta la sua storia. Siamo ad un incontro online per preparare le proposte da presentare per l’evento The Economy of Francesco di Novembre 2020. In mezzo a giovani professori, imprenditori, consulenti, Joaco, ventuno anni, il più giovane di tutti – tra i più giovani partecipanti dell’Economy of Francesco – prende la parola e illustra la sua ‘impresa del cioccolato’. Una storia semplice, dice lui, ma a noi che l’abbiamo ascoltato ciò che è rimasto è un messaggio profondo, cioè che l’economia a volte ci dona bellissime parole sulla vita, la vita vera, accanto a tante brutte parole. A ventuno anni Joaco intuisce meglio di tanti adulti che dentro il mutuo vantaggio dello scambio economico c’è spazio per rapporti umani autentici, per creare comunità tramite cooperazioni dentro e fuori l’azienda. Joaco non lo menziona mai, ma quando parla di economia ne parla come di un bene comune. Ci dice che si può essere ‘fratelli tutti’ anche nel mercato. Forse è per questa capacità dei giovani di intuire l’essenziale di qualcosa, ma anche di saper andare oltre, che Papa Francesco ha voluto pro-vocare i giovani economisti di tutto il mondo con il suo appello del 1 Maggio 2019: “ho pensato di invitare in modo speciale voi giovani perché, con il vostro desiderio di un avvenire bello e gioioso, voi siete già profezia di un’economia attenta alla persona e all’ambiente”. I ragazzi dell’impresa del cioccolato non contribuiscono inconsapevolmente al bene della comunuità in cui vivono – nel linguaggio economico, producendo una esternalità positiva. Joaco e il suo amico si accorgono che il profitto è parte della loro attività ma non è tutto, e scelgono intenzionalmente il fine della loro impresa: far felici gli altri e se stessi vendendo del cioccolato. Forse la vera esternalità positiva che l’impresa del cioccolato ha prodotto è nell’esempio che oggi ci offre, nell’ispirazione che dà a noi lettori un’attività di due giovani ragazzi argentini. Lascio a voi il giudizio, ora vi presento Joaco con la stessa domanda che gli posi quel sabato: Joaco, ti va di raccontarci la tua storia?

“La mia esperienza inizia quando un amico mi invitò a prender parte alla sua attività economica appena avviata. Dopo averci pensato per alcuni giorni, ho accettato il suo invito. Il tempo a mia disposizione non era molto, poiché il resto dei miei impegni mi teneva occupato durante la settimana; ma ho trovato una buona occasione per accompagnarlo in questo nuovo progetto, una buona occasione per guadagnare un po’ di soldi. 

 All’inizio mi sono concentrato, soprattutto, sulla redditività e sul profitto di questa impresa. Il mio sforzo più grande è stato quello di ridurre i costi e rendere il nostro tempo di lavoro il più efficente possibile, in modo da renderlo un “buon affare” (buen negocio)

Con il passare dei giorni e delle settimane, e grazie al modo in cui il mio amico si comportava, ho cominciato a intravedere che questa nuova esperienza non doveva necessariamente essere focalizzata sul profitto o sulla redditività del business da un punto di vista economico. C’era qualcos’altro. Ho capito con lui che c’erano molte cose più importanti sullo sfondo; che questa piccola esperienza poteva trasformare e migliorare il nostro ambiente, a partire dalla comunità in cui vivevamo.

La solitudine e la tristezza sono sempre più presenti oggi, specialmente nei tempi del coronavirus e del distanziamento sociale. Dal momento che la nostra attività è la produzione e la vendita di cioccolatini, abbiamo capito che il nostro prodotto avrebbe potuto portare alle persone un po ‘di felicità, perché in fondo cioccolato e felicità sono molto vicini tra loro.

 Abbiamo compreso momento che la produzione del cioccolato, il tempo della consegna, la definizione del prezzo, insomma ogni momento del nostro lavoro quotidiano, doveva essere vissuto con amore, in modo che il destinatario potesse godere di qualcosa di ricco, di qualità, e sentirsi più felice nel mangiare qualcosa di gustoso. 

È un’esperienza piccola e semplice, ma mi ha aiutato a capire un po’ di più qual è il tipo di economia a cui aspiro. Un’economia che abbia questo approccio, nel quale il profitto non sia l’unico fondamento e obiettivo, un’economia dove conta come viene realizzato un prodotto, dove viene realizzato (l’ambiente, le persone) e conta che il cliente non rimanga soltanto soddisfatto, ma sia felice. L’economia può essere davvero un motore trasformativo della vita sociale, il luogo dove sperimentare una cultura della comunione, dell’amore concreto e della felicità”.

La empresa del chocolate: the Economy of Francesco ya está aquí

Joaquín Orellana Busandri, Argentina – 21 años, estudiante de derecho

aldea “Policies and Happiness”

Introducción por  Paolo Santori, Investigador en Filosofía y Economía (CUC)

Es sábado por la tarde cuando Joaquín Orellana Busandri – “Joaco” para los amigos – , un joven participante en The Economy of Francesco, nos cuenta su historia. Estamos en una reunión vía zoom para preparar las propuestas que se presentarán para el evento en noviembre de 2020. Entre los jóvenes profesores, empresarios, consultores, Joaco, de veintiún años, el más joven de todos – entre los participantes más jóvenes – toma la palabra e ilustra su “empresa de chocolate”. Una simple historia, dice, pero para aquellos de nosotros que lo escuchamos lo que queda es un profundo mensaje, que la economía a veces nos da hermosas palabras sobre la vida, la vida real, junto con muchas malas palabras. A la edad de veintiún años, Joaco entiende mejor que muchos adultos que dentro de la ventaja mutua del intercambio económico hay espacio para las auténticas relaciones humanas, para crear comunidades a través de la cooperación dentro y fuera de la empresa. Joaco nunca lo menciona, pero cuando habla de economía lo hace como un bien común. Nos dice que pueden ser “hermanos todos” incluso en el mercado. Tal vez por esta capacidad de los jóvenes de intuir lo esencial de algo, pero también de saber ir más allá, el Papa Francisco quiso promover a los jóvenes economistas de todo el mundo con su llamada del 1 de mayo de 2019: “He pensado en invitarlos a ustedes, jóvenes, de manera especial porque, con su deseo de un futuro bello y alegre, son ya una profecía de una economía atenta a la persona y al medio ambiente”. Los jóvenes de la empresa chocolatera no contribuyen inconscientemente al bien de la comunidad en la que viven – en un lenguaje económico, produciendo una externalidad positiva. Joaco y su amigo se dan cuenta de que el beneficio es parte de su negocio pero no lo es todo, escogen intencionadamente el objetivo de su empresa: hacer felices a los demás y a ellos mismos vendiendo chocolate. Tal vez la verdadera externalidad positiva que ha producido el negocio del chocolate está en el ejemplo que nos ofrece hoy, en la inspiración que nos da a los lectores una actividad de dos jóvenes argentinos. Les dejo el juicio a ustedes, ahora les presento a Joaco con la misma pregunta que le hice aquel sábado: Joaco, ¿quieres contarnos tu historia?

“Esta experiencia comienza cuando un amigo me invita a acompañarlo en su emprendimiento que estaba recién comenzando. Luego de pensarlo unos días acepté su invitación. Mi tiempo no era abundante, ya que el resto de mis actividades me ocupaban bastante la agenda semanal, pero me pareció una buena oportunidad para acompañarlo a él en este nuevo proyecto, y de paso ganar algo de plata.

Al comienzo me enfoqué, sobre todo, en la rentabilidad y la ganancia de este emprendimiento. Mi mayor esfuerzo era por reducir los costos y hacer lo más efectivo posible nuestro tiempo de trabajo, para que sea un “buen negocio”.


Al pasar los días y las semanas, y gracias a la forma de actuar de mi amigo, empecé a vislumbrar que esta nueva experiencia no tenía que estar necesariamente enfocada en la ganancia, o la rentabilidad del negocio desde el punto de vista económico. Había algo más. Comprendí junto a él, que había de fondo cosas mucho más importantes; que esta pequeña experiencia podía transformar nuestro entorno.

La soledad y la tristeza están cada vez más presentes en la actualidad, y ya que nuestro negocio es la fabricación y venta de chocolates, entendimos que nuestro producto puede llevar a las personas algo de felicidad.

Desde la fabricación del producto, el momento de entregarlos, la definición de los precios, cada momento que trabajamos, tiene que estar hecho con amor, para que el que lo recibe pueda disfrutar de algo rico, de calidad y sentirse más feliz comiendo algo sabroso.

Es una experiencia pequeña y sencilla, pero me ayudó a entender un poco más qué tipo de economía quiero y anhelo. Que tenga este enfoque, que la ganancia no sea su único fundamento y meta, que importe la manera en que se realiza el producto (cuidando el medio ambiente, las relaciones entre los integrantes de la empresa, pensando en el cliente, haciendo el producto como a uno le gustaría recibirlo) ; que la economía pueda ser un motor transformador de la vida social, creando una cultura de comunión, amor concreto y felicidad”.