4 ottobre: Tu a tu con Francesco
“Oggi, Papa Francesco, è giorno di festa: gioia e gratitudine sono le protagoniste, con noi, di questo momento con te”. Queste le parole con cui i giovani hanno accolto il Santo Padre ad Assisi. “Grazie per aver creduto in noi, per averci chiamato a dare un’anima all’economia; per averci indicato San Francesco come l’esempio cui guardare per imparare la fraternità; grazie per averci ricordato che siamo il presente e non solo il futuro, un futuro che non arriva mai”.
“Assisi è tutta un messaggio, lo sappiamo. È una città il cui solo nome contiene un intero umanesimo, contiene la terra e il cielo”. Durante i giorni ad Assisi, ricorda Luigino Bruni, coordinatore scientifico EoF: “È stato enorme l’impatto di Francesco sui giovani. Era impressionante vederli, nei lunghi spazi del programma riservati ai tu-a-tu con Francesco nei luoghi storici e carismatici, in dialogo con quel giovane vissuto ottocento anni fa eppure così loro amico contemporaneo. Assisi non lascia indenne nessuno, soprattutto i giovani.
Quel «Va’ Francesco e ripara la mia casa che sta andando in rovina», tanti l’hanno sentito rivolto oggi a loro. Hanno risentito il fascino di quel giovane nato ricco e diventato povero perché incantato da un’altra ricchezza più grande. Hanno provato una nuova stima per la povertà evangelica come via di libertà e di felicità. […] L’incontro con Francesco li ha segnati, commossi, mossi all’azione, quella sua povertà diversa li ha incantati”.
E Francesco non poteva mancare nelle parole che Papa Francesco ha rivolto ai giovani durante il suo incontro con loro. Nella giornata della Festa di San Francesco – che è giorno di festa anche per Economy of Francesco e i suoi giovani – riportiamo alcuni passaggi del testo del Santo Padre, come riflessione e come augurio per tutti gli artigiani dell’Economia di Francesco.
“Carissimi giovani, […] ho apprezzato la vostra scelta di modellare questo incontro di Assisi sulla profezia. La vita di Francesco d’Assisi è stata una profezia, che continua anche nel nostro tempo. […] Trovandomi nella città di Francesco, non posso non soffermarmi sulla povertà. Fare economia ispirandosi a lui significa impegnarsi a mettere al centro i poveri. A partire da essi guardare l’economia, a partire da essi guardare il mondo. Senza la stima, la cura, l’amore per i poveri, per ogni persona povera, non c’è “Economia di Francesco”. Direi di più: un’economia di Francesco non può limitarsi a lavorare per o con i poveri. Fino a quando il nostro sistema produrrà scarti e noi opereremo secondo questo sistema, saremo complici di un’economia che uccide. Chiediamoci allora: stiamo facendo abbastanza per cambiare questa economia, oppure ci accontentiamo di verniciare una parete cambiando colore, senza cambiare la struttura della casa? Forse la risposta non è in quanto noi possiamo fare, ma in come riusciamo ad aprire cammini nuovi perché gli stessi poveri possano diventare i protagonisti del cambiamento.
San Francesco ha amato non solo i poveri, ha amato anche la povertà. Francesco andava dai lebbrosi non tanto per aiutarli, andava perché voleva diventare povero come loro. Seguendo Gesù Cristo, si spogliò di tutto per essere povero con i poveri. Ebbene, la prima economia di mercato è nata nel Duecento in Europa a contatto quotidiano con i frati francescani, che erano amici di quei primi mercanti. Quella economia creava ricchezza, certo, ma non disprezzava la povertà.
Il nostro capitalismo, invece, vuole aiutare i poveri ma non li stima, non capisce la beatitudine paradossale: “beati i poveri” (cfr Lc 6,20). Noi non dobbiamo amare la miseria, anzi dobbiamo combatterla, anzitutto creando lavoro, lavoro degno. Ma il Vangelo ci dice che senza stimare i poveri non si combatte nessuna miseria. Ed è invece da qui che dobbiamo partire, anche voi imprenditori ed economisti: abitando questi paradossi evangelici di Francesco.
E alla luce di questa riflessione, vorrei lasciarvi tre indicazioni di percorso.
La prima: guardare il mondo con gli occhi dei più poveri. Il movimento francescano ha saputo inventare nel Medioevo le prime teorie economiche e persino le prime banche solidali (i “Monti di Pietà”), perché guardava il mondo con gli occhi dei più poveri. Anche voi migliorerete l’economia se guarderete le cose dalla prospettiva delle vittime e degli scartati. Ma per avere gli occhi dei poveri e delle vittime bisogna conoscerli, bisogna essere loro amici. E, credetemi, se diventate amici dei poveri, se condividete la loro vita, condividerete anche qualcosa del Regno di Dio, perché Gesù ha detto che di essi è il Regno dei cieli, e per questo sono beati (cfr Lc 6,20). E lo ripeto: che le vostre scelte quotidiane non producano scarti. […]
Cari fratelli e sorelle, vi ringrazio per il vostro impegno. Andate avanti, con l’ispirazione e l’intercessione di San Francesco”.