Ecologia integrale: andare oltre la sostenibilità
di Chiara Subrizi
Ecologia integrale significa andare oltre il concetto di sostenibilità, perché non ci sarà una vera sostenibilità della nostra società europea nel lungo periodo se questa non sarà al contempo ambientale, umana, sociale ma anche economica per tutti gli attori che compongono la società e non solo per pochi. Il mio intervento al senato italiano.
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Sono qui (al senato) perché faccio parte di The Economy of Francesco (EoF): una comunità internazionale giovani economisti, imprenditori e innovatori sociali (ad oggi circa 3mila da 120 Paesi diversi) voluta da Papa Francesco nel maggio 2019 e che prende il nome da San Francesco di Assisi a cui sicuramente la nostra Europa deve moltissimo perché da giovane del suo tempo ha saputo imprimere una vera trasformazione sociale radicale a tutti i livelli: dalla Chiesa, alle relazioni internazionali di pace (si pensi all’incontro con il Sultano) fino all’economia (le prime banche, i Monti di Pietà, furono creati proprio dai francescani per andare incontro al bisogno di credito dei più poveri, tema tutt’ora attualissimo).
Ed è di questo coraggio e di questa radicalità che pensiamo abbia bisogno oggi l’Europa di fronte alle sfide globali che stiamo affrontando.
Per noi questa trasformazione radicale passa dal trasformare “un’economia che uccide alla radice” come la definisce Papa Francesco, utilizzando l’ecologia integrale ovvero “ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri” (Laudato Si’).
Perché è fondamentale partire dall’ecologia integrale per un nuovo umanesimo in Europa?
Primo perché durante questa giornata abbiamo parlato di riscoprire le radici giudaico-cristiane dell’Europa, ma io credo che queste radici non diventeranno feconde nuovamente nella nostra cultura europea finché, invece di rivendicarle con forza sottolineando l’essere cristiani in tutte le sedi fino a farlo diventare uno slogan politico, non ci metteremo in dialogo con chi le sente lontane queste radici, trovando ciò che ci accomuna come esseri umani. Non è questo forse il vero umanesimo?
Proprio per questo, per la prima volta nella storia un Papa ha rivolto un’enciclica, la Laudato Si’, a tutti, credenti e non credenti, ed è stata accolta da tutti e forse ancora di più dai non credenti tanto che ha lasciato ad un agnostico Carlo Petrini la scrittura della prefazione.
Su questo punto, infatti, ci tengo a sottolineare che EoF non è un movimento cristiano, ma trae la sua ricchezza proprio da un dialogo che:
- è multiculturale e interdisciplinare;
- abbraccia diverse spiritualità;
- è intergenerazionale, perché crediamo che di fronte a sfide che impattano maggiormente sulla nostra generazione non sia utile alimentare uno scontro tra generazioni additando quella precedente, ma crediamo sia più fecondo coltivare la cultura dell’incontro come via per trovare delle soluzioni concrete e condivise. Per questo motivo, in EoF come giovani siamo affiancati e supportati da accademici, attivisti e imprenditori senior.
Ecologia integrale significa andare oltre il concetto di sostenibilità, perché non ci sarà una vera sostenibilità della nostra società europea nel lungo periodo se questa non sarà al contempo ambientale, umana, sociale ma anche economica per tutti gli attori che compongono la società e non solo per pochi.
Nel pratico per la politica, questo significa elaborare strategie di politica economica e industriale dove i costi sociali e ambientali, che sono quantificabili, sono veramente pagati da chi li genera. Mentre oggi a pagare il prezzo più alto è sempre chi non può che subirli ovvero i più poveri. Perché questo? C’è una questione soprattutto di mancanza di volontà politica a livello nazionale e internazionale.
I più poveri pagano sempre il prezzo più alto delle crisi: lo abbiamo stimato anche al Ministero dell’economia che questo è accaduto nella pandemia, accade ora con la guerra e accade con clima, come vediamo dai 25 milioni di sfollati ogni anno cioè migranti che qualcuno chiamerebbe economici che lo sono a causa del cambiamento climatico.
Proprio perché l’economia uccide alla radice come EoF cerchiamo di agire sulle cause, cioè sulla struttura del sistema, quando troppo spesso il mondo dell’associazionismo e della politica sono schiacciati sul tamponare le conseguenze prodotte da iniquità che invece sono strutturali ma che è molto più difille e scomodo affrontare come tali e quindi rimangono in piedi producendo uno spreco enorme di risorse pubbliche.
I più poveri pagano sempre il prezzo più alto delle crisi
Come agire, quindi, sulle cause?
Non c’è sicuramente solo una risposta, ma qui posso consegnarvi quello che è il metodo con cui EoF sta provando a farlo ed è un metodo in tre tappe che stiamo applicando in tre direzioni. Le tre tappe sono:
- Ascolto tra noi di EoF con un dialogo multiculturale e interdisciplinare, ma anche ascolto e comunione con chi vive sulla propria pelle la problematica che vogliamo affrontare, esattamente come S. Francesco è partito nella sua missione di rinnovamento dal “bacio al lebbroso”. Per fare un esempio sul mio lavoro, non si può capire davvero quali interventi siano più efficaci contro la povertà se non ci si è mai fermati ad ascoltare un povero, errore invece che la politica continua a fare.
- Unire a questo ascolto l’analisi scientifica qualitativa e quantitativa come economisti, sociologi, storici, non da pubblicare solo sulle riviste scientifiche ma da mettere a servizio dello Stato, partendo dalla mappatura dei bisogni del territorio fino all’analisi degli effetti che progetti e politiche producono, cosa che ancora troppo poco viene utilizzata dalla politica e dalle organizzazioni per fare scelte più efficaci
- Elaborare soluzioni che siano il più possibile partecipate proprio perché partono dall’ascolto dei vari attori coinvolti in una problematica.
La mancanza di questo metodo si vede, perché quasi sempre politiche e progetti anche ottimi sulla carta falliscono quando vengono messi a terra perché non si è partiti dall’ascolto dei bisogni reali, non si è utilizzata l’evidenza scientifica che indica ciò che meglio può funzionare, tipico di un Paese che non investe in ricerca e quindi anche sui suoi giovani, si sono ascoltate esigenze e a volte ricatti di grandi gruppi o corporazioni ma non si è guardato a come far collaborare in modo efficace tutti gli attori interessati sul territorio.
Questo metodo lo stiamo applicando in tre direzioni con cui pensiamo sia possibile trasformare la nostra cultura e il nostro sistema socio-economico in Europa perché, come abbiamo visto con le tematiche ambientali, non esiste un cambiamento del sistema socio-economico accolto da una comunità senza un cambiamento culturale alle spalle. Questo cambiamento consiste innanzitutto nel partire dalla trasformazione delle proprie scelte di vita come fece Francesco 800 anni fa spogliandosi di tutto.
Le tre direzioni sono: 1) partire dalla cultura sviluppando e divulgando una nuova narrazione socio-economica che si basa sull’ecologia integrale; 2) concretizzare questa narrazione in progetti imprenditoriali e 3) in proposte politiche, proprio lavorando fianco a fianco tra economisti, imprenditori e innovatori sociali, cioè chi elabora un pensiero economico e chi lo mette a terra in un processo circolare di apprendimento continuo.
In conclusione, penso che allora la politica possa far rinascere un nuovo umanesimo in Europa partendo anche dall’eredità di San Francesco di Assisi che oggi EoF sta incarnando nell’economia, applicando questo metodo con il compito di raccogliere e mettere a sistema ciò che già funziona nel piccolo per farlo diventare una strategia di politica economica a livello nazionale e internazionale, cioè in poche parole passare dal piano delle buone pratiche a quello delle politiche.
Allora sì che la politica sarà nuovamente “la più alta forma di carità” perché, pur nella fatica del compromesso che implica molta carità, sarà feconda e generativa valorizzando ciò che di generativo già esiste sul territorio. Questo significa sganciarsi dalle logiche del merito di cui tanto si parla ultimamente, per dare a tutti, soprattutto a noi giovani, l’opportunità di essere generativi a servizio della comunità.
CHIARA SUBRIZI
Chiara Subrizi è un’economista e per il Ministero dell’economia
si occupa principalmente di valutare gli effetti sulla povertà e sulla
disuguaglianza economica che hanno le politiche del governo in
materia fiscale e di sostegno al reddito delle famiglie.