Per cambiare l’economia occorre amarla
“La Fondazione EoF”: nelle parole di Papa Francesco
la chiave per far sì che sia lo Spirito a dar vita alle nostre “nuova ossa”
di Chiara Subrizi, economista, membro di EoF*
“Dai vostri ideali è nata un’istituzione” ha esordito Papa Francesco nel suo discorso alla nostra delegazione di giovani di The Economy of Francesco in udienza privata lo scorso 25 settembre.
Ebbene sì, siamo diventati una Fondazione. Non è stato un processo facile. Alcuni, tra cui la sottoscritta, avevano spinto fin da subito affinché EoF si dotasse di una struttura, ma oggi mi accorgo che i tempi non erano maturi e che la Fondazione è invece arrivata come il frutto naturale di un processo che si incardina in quanto ci ricorda spesso Papa Francesco: “il tempo è superiore allo spazio”.
Dalle consultazioni dei membri di EoF, fatte durante l’estate 2023 in vista di una riorganizzazione, era emersa come possibile “tensione” quella tra la struttura e lo spirito, tra la necessità di avere “ossa” abbastanza forti per crescere e quella di lasciare spazio allo Spirito di agire. Credo che la Scrittura possa dare una risposta a questa “tensione”. Nel libro del profeta Ezechiele, infatti, si legge: “Ossa inaridite, udite la parola del Signore. Così dice il Signore Dio a queste ossa: Ecco, io faccio entrare in voi lo spirito e rivivrete” (Ez 37,4b-5).
In poche parole, è lo Spirito a dar vita alle ossa. Forse proprio per questo le parole che ci ha rivolto Papa Francesco sono state incentrate più sull’essere che sul fare, su come custodire lo Spirito per permetterGli di agire:
“Il mondo dell’economia ha bisogno di un cambiamento. Non lo cambierete soltanto diventando ministri, o premi Nobel o grandi economisti; lo cambierete soprattutto amandolo. (…) Amate l’economia, amate concretamente i lavoratori, i poveri, privilegiando le situazioni di maggiore sofferenza.”
Cambiare l’economia è, allora, una questione d’amore. Spesso pensiamo che dobbiamo conoscere qualcosa o qualcuno per amarlo. Invece, è vero anche il contrario: è perché amo che conosco davvero, perché rinuncio ai pregiudizi e mi apro all’ascolto e solo in virtù di questo amore, mi sento chiamato a fare, ad agire il cambiamento.
C’è un personaggio dell’Antico Testamento che ci testimonia proprio questo: lo scriba Esdra, si legge nell’omonimo libro, “si era dedicato con tutto il cuore a studiare la legge del Signore e a praticarla e a insegnare in Israele le leggi e le norme” (Esd 7,10). È amare la Scrittura (metterci tutto il cuore) che permette ad Esdra di conoscerla in profondità; e questa conoscenza, per Esdra, ha un fine pratico! Vivere quella Parola ascoltata (praticare la legge), e solo a quel punto insegnarla e trasmetterla, consentendo così anche ad altri di agire il cambiamento che la Parola provoca se accolta e vissuta.
Allo stesso modo, noi giovani economisti siamo chiamati ad amare l’economia per conoscerla davvero e vivere nella quotidianità quel cambiamento che proponiamo per poter così trasmettere agli altri la nostra visione economica. E se l’amore nasce dall’ascolto (della Parola, come dell’altro), amare l’economia significa partire dall’ascolto delle problematiche che vogliamo affrontare e di chi le vive – in primis del “grido della terra e del grido dei poveri” (Laudato Si’) – per poi analizzarle e produrre evidenze scientifiche che diano sostanza a un pensiero e a una narrazione economica e che a loro volta gli imprenditori e i change makers incarneranno nei loro progetti imprenditoriali e sociali, fino a tradurla in proposte di policy.
Il cambiamento che parte dall’amore è anche più efficace, perché è integrale (sistemico) e duraturo: l’amore non ammette che qualcuno o qualcosa sia lasciato indietro e innesca un processo che parte dal piccolo, per poi raggiungere tutti i settori, i livelli e gli attori della società, seguendo la logica del Vangelo (dal “più piccolo di tutti i semi” a grande albero; Mt 13, 32).
Questo metodo “evangelico” – ascolto, analisi, narrazione, frutti (progetti e politiche) – che fu anche il metodo di S. Francesco – dall’amore, il bacio al lebbroso, alla trasformazione della Chiesa e dell’economia – è ciò che, forse, possiamo preservare come specificità di The Economy of Francesco, continuando a far sì che questo duplice triangolo tra narrazione, progetti e politiche e tra economisti, imprenditori e change makers continui ad alimentarsi.
E se lo Spirito è amore, possiamo dire di essere partiti proprio dall’amore anche quando, dopo l’incontro con il Papa, abbiamo lavorato sulle priorità di EoF come rappresentanti dell’Assemblea dei giovani della Fondazione. Per rilanciare il futuro di EoF, infatti, non siamo partiti dalle nostre idee, pensieri, visioni, ma dallo Spirito; prima con un momento di silenzio e preghiera o riflessione personale e poi comunitario. Trentacinque persone da 23 Paesi diversi poteva essere una Babele; è stata, invece, una Pentecoste; tanto che al momento di condividere le priorità da cui ripartire, con stupore abbiamo costatato come ci fosse di fondo una visione comune, pur con modalità espressive e sfumature diverse (la ricchezza della nostra diversità!).
Per custodire tutto questo, credo possano farci da faro le tre consegne che il Papa ci ha lasciato: “essere testimoni, non avere paura, sperare senza stancarvi”
Essere testimoni, ovvero, come si diceva, praticare nella quotidianità quel cambiamento nato dall’amore, far sì che non ci sia distanza tra chi siamo e cosa facciamo: “Se volete che altri giovani si avvicinino all’economia con i vostri ideali, (…), sarà la vostra testimonianza di vita ad attrarli”.
Sperare e non avere paura, non perché non abbiamo motivi per temere o scoraggiarci: il Papa stesso ci ha detto quanto sia consapevole dei “mulini a vento” contro cui ci troviamo a lottare in ogni ambito in cui operiamo – l’impresa, l’università, le istituzioni politiche, il Terzo Settore, gli studi professionali. Sperare è, piuttosto, non assolutizzare la paura; perchè so che c’è un Altro e altri che camminano con me, che non tutto dipende da me e dalle mie sole forze.
Questo è il senso e, forse, ad oggi, il frutto più importante di The Economy of Francesco: permettere agli altri di sperare in “un nuovo modo di stare insieme e di fare economia che non produca scarti ma benessere materiale e spirituale” proprio perché, per primi, abbiamo avuto il dono di poter riaccendere la nostra speranza incontrando altri che hanno scelto di camminare con noi, seminando cambiamento in ogni angolo del mondo.
Ci auguro, allora, di continuare a camminare così, chiedendo allo Spirito di discernere di volta in volta “la parte migliore” (Lc 10, 42) per vivere e agire il cambiamento, a partire dal cercare il “Regno di Dio e la sua giustizia” (Mt 6,33), ovvero ciò che è piccolo, nascosto, ma prezioso – il granello di senape, il tesoro nel campo, la perla di grande valore. Solo così potremo seguire l’invito del Papa a rimanere fedeli alla nostra vocazione, a quella chiamata personale a essere economisti, imprenditori e change makers che in questi anni, con EoF, è diventata una chiamata sociale.
E ogni volta che ci verrà da dire: “Le nostre ossa sono inaridite, la nostra speranza è svanita” (Ez 37,12) possiamo ritornare con il cuore a questi giorni e alle parole del Papa, ripetendoci invece: “Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete” (Ez 37,14).