Diventare… GRIOT

Un mare in tempesta, una ciambella nell’universo, un manifesto vuoto, un fungo nel fango, una città riflessa in pozzanghere, un album di figurine, una finestra murata.

Così siamo diventati GRIOT: presentandoci gli uni agli altri, con una parola ispirata da una fotografia, fra i banchi di una scuola improvvisata in un polo imprenditoriale, di fronte ad una lavagna di ardesia, di quelle che non si usano più, presa in prestito dal magazzino dell’oratorio del paese.

“A scuola abbiamo imparato che il tempo della ricrezione è il tempo della pausa, del gioco, della merenda. Dello stare bene insieme – racconta Franz Ramberti, cofondatore insieme a Valter Toni di Kaleidon con cui EoF ha fatto GRIOT il summer workshop su “Imprenditorialità Creativa, Capitale Narrativo e Storie per un Nuova Economia” che si è tenuto, con la collaborazione del Polo Lionello, dal 23 al 27 giugno scorsi, per re-imparare a raccontare con parole nuove le imprese e i loro ideali. D’altra parte, ce lo insegna Don Oreste Benzi: “Le cose belle prima si fanno e poi si pensano”.

“Ricrearsi – continua Franz, con le mani sporche di polvere di gesso – significa anche divertirsi, rigenerarsi. La ricreazione, infatti, è il tempo dello scambio libero e gratuito, è quel cercare gli altri per fare cose nuove, in modo diverso e inaspettato. È un rimescolamento, intenso, breve e generativo: ristabilire nuovi equilibri, creare opportunità inattese. Ricreare, appunto”.

E di ri-creazione s’è trattato.
Cinque giorni di incontri, talk, laboratori, visite e performance per esplorare possibili risposte a una domanda rilevante per l’oggi: di quali storie abbiamo bisogno per affrontare le sfide micro e macroeconomiche?

Di fronte a quella indigenza di espressioni e inadeguatezza di parole, di sguardi e di ascolto, occorre, oggi, uno sforzo: tornare ad altre parole, a quel patrimonio spirituale e civile che è stato dissipato e infragilito, a volte messo al bando e rinnegato. “I nuovi codici narrativi – sottolinea Luigino Bruni – si trovano già “lungo la via”, nei luoghi meticci e promiscui, soprattutto tra i giovani e tra i poveri. La nuova narrazione nascerà tornando mendicanti e mettendosi in ascolto delle domande di vita della gente”. Immagine affascinante. Concreta pista operativa. L’abbiamo presa sul serio.

Il termine ‘griot’ proviene dalla tradizione dell’Africa Occidentale e può essere tradotto, in lingua italiana, con l’espressione ‘cantastorie’.

Il griot rappresenta una figura complessa e dalle molteplici sfumature che agisce come custode del patrimonio culturale, preservandolo e trasmettendolo alle nuove generazioni attraverso la pratica della narrazione e della condivisione di storie.

Non si tratta di una operazione nostalgica. Significa piuttosto far dire cose nuove alle vecchie, ri-crearle per andare incontro allo spirito del tempo. Abitarlo, raccontarlo, prendersene cura. Divergere.

“Significa cercare una linea narrativa tra realtà e finzione, che attraversa passato, presente e futuro; utilizzare gli strumenti comunicativi per narrare storie, navigando tra l’intuizione e la speranza, lo scibile e l’ignoto” – raccontano Stefano Rozzoni, Luca Iacovone, Samuele Ramberti, Caterina Trapani, i nostri giovani GRIOT, visionari e creativi, animatori delle giornate vissute insieme e in particolare dei tre workshop co-creati con i partecipanti all’iniziativa, per sperimentare possibilità di narrazioni alternative. “Significa riscoprire e riabilitare quelle parole che consentono di abitare le fragilità, senza violarle” – continuano come moderni cantastorie con i loro attrezzi da lavoro: un microfono, uno smartphone, una fotocamera, carta e penna. Silenzio, sguardo e ascolto, intuizione, prima di tutto. “Parole, voci e immagini capaci di curare attraverso una comunicazione generativa, terapeutica, che non si accontenta di pubblicizzare e informare. Provare a ribaltare la denuncia e l’indignazione: ironia e leggerezza come chiavi per comunicare la complessità” – concludono.

Nei 5 giorni vissuti insieme, anche Luigino Bruni, Kristian Gianfreda, Ferdinando Trapani, Pietro Del Soldà si sono alternati lungo un percorso attraverso la storia, l’antropologia, il cinema,

l’urbanistica e la filosofia per svelare il potenziale delle narrazioni nel sostenere i processi di cambiamento votati alla sostenibilità, giustizia e inclusione.

Le visite all’Istituto degli Innocenti e alla Fondazione dell’Ospedale Pediatrico Meyer a Firenze, hanno offerto antiche e nuove espressioni e prassi di cura. Nel tempo e nello spazio, abbiamo viaggiato anche ascoltando i racconti di Madre Noemi Scarpa, monaca benedettina, sulle moderne comunità educanti costruite sulla regola dell’ora et labora. Contemplazione, lavoro, prossimità. Sorvolando paesaggi cooperativi – di ieri e di oggi – Chiara Piva (Federcasse), esperta in cooperazione, ci ha parlato della storia del credito cooperativo e dei progetti di microfinanza campesina in Ecuador e della sua linda gente!

Protagonisti indiscussi, infine, sono stati Alice, Caterina, Giada, Anna Luce, Antonella, Valentina, Manuela, Giovanni, Stefano, Alessandro, Alexandra, Santiago, Pietro, Irene, Diego, Letizia, Negar, Michele. Liberato il GRIOT che era in loro, ogni sessione della giornata è stata animata e interpretata con un bagaglio unico di parole, immagini, storie e provocazioni.

GRIOT per una sera, anche Emanuela Pantano e Valentino Borgo: il tempo necessario per ricordarci, a partire dai classici della letteratura e dal repertorio cantautorale italiano, una operazione essenziale: “Vediamo cosa ci riserva questa sera/ Che è cominciata con un desiderio/Di vivere le cose che verranno/ Connessi col respiro e senza troppo affanno […] Ricordati di vivere”! (Jovanotti)

Con tutti loro è stato compiuto il primo passo per far nascere il gruppo di ricerca GRIOT (Gruppo Ricerca Imprese Opere Testi) quale tavolo di confronto, ricerca e formazione permanente su modalità e strategie narrative per un nuovo paradigma economico.
E ora?
“Quello che accadde dopo, è una storia così strana, da non potersi credere, e ve la racconterò in quest’altri capitoli” (Carlo Collodi, Pinocchio, 1883).

A tutti i GRIOT che non sanno ancora di esserlo: arrivederci, ai prossimi capitoli.

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photo credits: Kaleidon, Stefano Rozzoni
per foto:
Istituto degli Innocenti, Loggiato brunelleschiano sulla Piazza della SS. Annunziata
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