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Economia in voce femminile

di Luca Iacovone
publicato su Avvenire il 15/10/2025

Quando Audrey Utoyo parla di “genio femminile”, non evoca un’idea romantica, ma una visione economica: restituire alla femminilità la sua forza trasformativa nella società. Giornalista e anchor televisiva indonesiana, ha fondato Feminine Genius, una comunità che unisce formazione, fede e comunicazione per promuovere una cultura dell’equilibrio, della reciprocità e della bellezza. “La donna è creata come Ezer – spiega – una parola ebraica che significa ‘forza che sostiene’, la stessa con cui la Bibbia descrive Dio quando aiuta il suo popolo”.

Per Audrey, non si tratta di contrapporre modelli, ma di riconoscere un’economia della relazione. In Indonesia, dove molte narrazioni sull’empowerment femminile tendono a imitare modelli competitivi, il suo progetto propone un’altra via. Attraverso i social media e incontri comunitari, crea spazi in cui le donne possano condividere esperienze di vita e di lavoro, ispirate a figure di sante, pensatrici e testimoni della fede. I suoi contenuti digitali raggiungono ogni mese migliaia di giovani, e il network che ha costruito è diventato un punto di riferimento per chi cerca un modo diverso di conciliare spiritualità e leadership.

Con una formazione in relazioni internazionali ad Harvard e un percorso che l’ha portata da VOA New York a TVRI World Indonesia, Audrey intreccia parola e azione, comunicazione e impegno. Nel 2024 è stata invitata dall’ex segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon a un dialogo su giovani e sviluppo, portando con sé una convinzione semplice: la bellezza può generare valore se restituita al suo senso più pieno, quello dell’armonia tra le persone, la comunità e la terra.

(Accanto: Clarins, amica e collega di Audrey, co-fondatrice del progetto)

Anche Anna Micał-Čujová, sociologa slovacca, muove dalla stessa intuizione: che la cura non è un costo, ma una forma di produzione. Nel suo dottorato all’Università Jagellonica di Cracovia studia le madri imprenditrici di famiglie numerose, le cosiddette mumpreneurs of large families, che trasformano la vita quotidiana in impresa sociale. “Queste donne – spiega – negoziano ogni giorno il confine tra affetto e produzione, tra casa e mercato, costruendo un’economia silenziosa ma vitale, fatta di relazioni e di tempo condiviso”.

Il suo lavoro combina sociologia e politica familiare per mostrare come le donne generino valore economico invisibile ma essenziale: fiducia, legami, capitale sociale. Le sue ricerche raccontano un’economia che nasce dal basso, dove i ruoli non si sommano ma si intrecciano, e la maternità diventa una fonte di creatività e innovazione. “Le madri imprenditrici – scrive – non si limitano a conciliare due ruoli, ma ne inventano uno nuovo: un modo di produrre che coincide con il prendersi cura”.

Le implicazioni del suo lavoro toccano anche la politica pubblica: riconoscere e sostenere l’imprenditorialità familiare significa ampliare la definizione stessa di lavoro,

includendo il contributo invisibile che regge il tessuto sociale ed economico di molti Paesi europei.

In un tempo che misura tutto in termini di efficienza, la loro voce apre una prospettiva diversa: la bellezza come principio economico, la reciprocità come forma di ricchezza. L’economia non può cambiare senza un profondo rinnovamento culturale, e in questo cammino le donne, con il loro sguardo, portano un contributo decisivo.

Audrey e Anna vivono in due mondi lontani,  l’Indonesia e la Slovacchia, ma condividono una stessa visione: l’economia non è un sistema di numeri, è una rete di legami. Nei loro percorsi, il protagonismo femminile non è una rivendicazione, ma una prassi: dare forma, nel lavoro e nella vita, a un’economia capace di generare bellezza e futuro.

A fine novembre, le loro voci si uniranno a quelle di centinaia di giovani da tutto il mondo al Global Event Restarting the Economy, a Castel Gandolfo. Lì porteranno le loro esperienze e i loro sogni per un’economia che sa respirare e rigenerarsi. Il summit, che richiama i temi del Giubileo biblico e si inserisce nell’ottocentesimo anniversario del Cantico delle Creature, sarà un grande laboratorio di idee e progetti per un’economia del respiro, del perdono e della liberazione. Audrey e Anna, insieme a tantissimi altri giovani racconteranno come la loro visione di equilibrio e reciprocità possa diventare fondamento di una nuova economia.