Povertà e politiche pubbliche:
Esther Duflo incontra l’Economia di Francesco

di Paolo Santori – Tilburg University
pubblicato su Avvenire il 12/11/2025

Novembre è il mese dell’evento internazionale di Economy of Francesco . In preparazione, la comunità ha invitato Esther Duflo, premio Nobel 2019, a parlare di povertà, scienza economica e politiche pubbliche. Il punto di partenza è semplice e volutamente non innovativo: la povertà è un problema sociale ed occorre occuparsene. Ma come? Qui emergono due strade.

Una immagina istituzioni capaci di “prendersi cura” delle persone non solo come target di policy, ma come esseri relazionali. È il sogno di sistemi che non si limitino a curare i sintomi, ma ripensino le strutture. In un mondo segnato da quella che molti chiamano polycrisis (clima, conflitti, pandemie), la domanda è: come ripensare metodi e istituzioni per costruire resilienza e non solo effetti medi? Chi lavora in EoF riconosce questa tensione: desiderare riforme profonde, che trasformino scuola, sanità, protezione sociale perché sappiano sostenere le comunità nei momenti critici.

La seconda via, scelta dalla Duflo, è quella che mette le mani nella terra. Piccoli interventi, contestuali, misurabili. Non la società perfetta, ma cambiamenti concreti: programmi educativi calibrati sulle abilità dei bambini, microcredito che non umilia chi non ha garanzie, campagne sanitarie che raggiungono gli invisibili. Una via che richiede umiltà: osservare, valutare, correggere. 

A qualcuno può sembrare troppo poco. Ma l’approccio sperimentale risponde che il cambiamento sistemico nasce anche dai successi locali che generano conoscenza condivisa. Qui entra un altro punto caro a Duflo: la dignità. Non solo risultati misurabili, ma capacità di catturare rispetto, senso, significato nelle metriche economiche. È possibile farlo senza perdere rigore? Forse questa è la prossima frontiera delle politiche basate su evidenze: misurare non solo ciò che funziona, ma come fa sentire le persone.

In questo dialogo si inserisce la prospettiva dell’Economia di Francesco e del magistero che la ispira. Papa Francesco nel suo magistero e Papa Leone XIV nella Dilexi te ricordano che esiste una “povertà cattiva” fatta di miseria e ingiustizia, e una “povertà buona”, scelta liberamente come via di fraternità e libertà. La povertà non è destino individuale, ma relazione, frutto di scelte collettive e distribuzioni inique. Questa visione risuona con il lavoro della Duflo: non c’è politica pubblica efficace se non riconosce la dignità e la voce di chi la vive, e se non affronta la radice relazionale dell’esclusione.

La lezione finale è forse nello stile. Duflo ha iniziato il suo intervento dicendo: “ora vi dico su cosa avevamo ragione e ciò su cui ci siamo sbagliati di grosso”. Un invito all’umiltà, scientifica e umana. Un promemoria che senza ascolto, correzione e condivisione del potere, né la scienza né l’economia possono servire davvero la vita. E, guardando alla sproporzione nei Nobel per l’economia (3 donne su 96 uomini), un segnale che istituzioni e conoscenza si ripensano anche cambiando chi le costruisce.