Toscana, Iran, Afghanistan e l’onda lunga della memoria 

ARTICOLO PUBBLICATO su TOSCANA OGGI nel numero del 5 febbraio

Un segno per celebrare e difendere il valore delle parole e la loro capacità generativa di salvezza, il diritto fondamentale di esprimersi, di protestare, di difendere e lottare per la vita, i diritti e la libertà.

“La prossimità nasce dalla coscienza del bisogno altrui” 

Con queste parole, tra le altre, Paolo Santori presentava qualche giorno fa sulle pagine di Avvenire il senso dell’iniziativa promossa in tutto il mondo da The Economy of Francesco lo scorso 28 gennaio. Il giovane filosofo, membro attivo della community EoF fin dal suo esordio, lo faceva con la profondità di pensiero e la rapidità di azione che affascina chi ha avuto la fortuna di seguire da vicino il percorso di questa esperienza nata da un appello di Papa Francesco del 2019 rivolto alle giovani e ai giovani di tutto il mondo per “rianimare l’economia”. Un’economia intesa nei suoi interrogativi più ampi, nel nostro modo di amministrare (da minus: meno), farci piccoli come i minori francescani, servire la nostra casa comune, secondo la prospettiva della responsabilità. Nient’altro che “l’abilità a rispondere” che Papa Francesco ha saputo riconoscere (raro esempio di sostegno alle future generazioni, in ossequio al principio che le parole non sono solo chiacchiere) alle giovani e ai giovani di oggi nel senso dell’inglese “care”, prendersi cura, e non soltanto di responsabilità ridotta ad “accountability”, rendicontare, secondo la distinzione che ne fa Stefano Zamagni, riferimento contemporaneo dell’Economia Civile nonché maestro di parole, e amico da sempre di EoF. 

“Fate sentire la nostra voce, non dimenticateci” 

E lo hanno fatto. In Toscana, ad Arezzo, come in Germania, Portogallo, Norvegia e tante altre zone del mondo. Tutti lo stesso giorno. Tutti attraverso la lettura di alcuni brani tratti da Le Mille e una Notte con le parole di Shahrazad che riesce a salvare se stessa e tutte le altre donne, intrattenendo il re ogni notte con una nuova storia e rimandando la fine del racconto alla notte successiva. Senza l’ambizione di salvare nessuno questa volta ma come segno di solidarietà alle donne di Iran e Afghanistan i cui diritti in questo stesso momento sono negati e soffocati nella violenza. 

La manifestazione di sabato 28 gennaio si è svolta in tutto il mondo con la stessa provocatoria formula della maratona, prova per antonomasia della resistenza alla fatica, della prestazione sportiva fondata sulla gestione ultraraffinata di finite risorse psico-fisiche. “Proprio oggi che ogni questione sociale e politica viene rimossa dopo pochi giorni dalla sua esplosione mediatica”, esaurita già allo sparo del colpo a salve su un circuito di atletica leggera, giusto per voler indugiare nell’analogia sportiva. Altro che 42 km e spiccioli e comunque meno di un Tik-Tok, e non di un video, quanto del tempo che occorre a pronunciare due rintocchi: “tic” “toc”. 

“Lo faremo utilizzando le parole” 

Così le organizzatrici hanno utilizzato l’espediente narrativo de Le Mille e una Notte per ricordare che la narrazione è anche un luogo dove recarsi per provare a sconfiggere la morte: un segno per celebrare e difendere il valore delle parole e la loro capacità generativa di salvezza, il diritto fondamentale di esprimersi, di protestare, di difendere e lottare per la vita, i diritti e la libertà. Ad Arezzo si sono alternate 22 voci, lettrici e lettori, di tutte le età dai 13 agli 80 anni.

Presente anche Laura, che ha tradotto e letto in braille. Assente, solo all’ultimo momento per influenza, Shala, persiana da anni in Italia, che ha impegnato la propria vita e quella della propria famiglia al servizio della città come famiglia ospitante del Centro di Accoglienza per Minori di Arezzo fino alla sua chiusura.

“Grazie” 

Sono le ultime parole al termine della maratona di lettura sul sagrato della Basilica di san Francesco ad Arezzo. Le hanno rivolte le organizzatrici EoF alla Rete aretina Pace e Disarmo (grazie alla cui preziosa collaborazione è stato possibile realizzare l’iniziativa) e a tutte le persone che hanno sfidato il freddo e resistito fino a sera per restituire con il proprio silenzio la sponda su cui le parole hanno potuto gettare il proprio ponte. 

Una disponibilità sorprendente come l’ adesione spontanea e immediata di chi ha accolto l’invito a leggere e a essere presente. Una reattività e una cura che potrebbero suonare più o meno come queste parole: “non aspettavo altro, solo un’occasione per poter esprimere la mia solidarietà, la mia vicinanza.” 

Il 28 gennaio è stata una giornata di prossimità, pròssima, parola sdrucciola, quindi sdrucciolevole, scivolosa sul versante dello spazio come del tempo. Il giorno successivo al 27 gennaio, giornata della memoria, come a chiederci di restare vigili sui vecchi e nuovi Olocausti. Pròssima al ricordo, al cuore (da cor, cordis), Pròssima a Iran e Afhganistan. Pròssima a San Francesco e, di centimetri, all’ingresso della Basilica di San Francesco. Pròssima allo sguardo immobile della statua che ammansisce il leone, allegoria del potere, sul sagrato della Basilica e che forse non a caso immortala Vittorio Fossombroni, aretino pròssimo nel senso di non totalmente comprensibile nei limiti delle sue definizioni: giurista, ingegnere, economista… voce di protesta durante le guerre napoleoniche, giovane testimone il 30 novembre 1786 della legge che nel Granducato di Toscana per la prima volta abolisce la pena di morte. Fossombroni allora aveva 32 anni, molto pròssimi alle candeline di Paolo Santori e della gran parte delle giovani e dei giovani EoF. 

Oggi EoF si definisce come un processo in corso, ma forse ignora la propria capacità di cambiamento, non solo quello che ha in potenza, ma quello che ha generato già. 

Secondo Gregory Bateson la forma più semplice e più comune del cambiamento è il movimento e crediamo che proprio “movimento” sia la parola che meglio appròssimi EoF in questo momento. 

Buon cammino quindi fino alla nuova maratona globale già fissata per l’8 marzo 2023.

La pròssima tappa.