Un grande Grazie
di Serena Ionta*

Sulla scomparsa di Papa Francesco si è scritto moltissimo, al punto che aggiungere qualcosa di nuovo sembra quasi impossibile. Proverò a condividere qui quella che è stata un’esperienza profondamente personale.
Chi è Francesco, per me? Paradossalmente, l’ho sempre chiamato semplicemente così – Francesco – anche nei momenti in cui ho avuto la fortuna di incontrarlo. Come quel sabato di settembre, il 24 settembre 2022, quando gli ho raccontato la mia storia. In quell’occasione, ho condiviso con lui il percorso di una giovane ricercatrice in economia alla quale lui ha cambiato la vita. O, almeno, ne ha profondamente orientato il cammino.
Ricordo ancora quella “semplicità” così evidente: il suo Swatch nero al polso – lo stesso che porto io da sempre – che strideva con la solennità e l’intensa emozione di quell’incontro.
Francesco è stato tante cose: un amico, un fratello maggiore, un padre, una guida. E sì, anche una Santità. Come ogni santo che entra nel nostro cammino, è diventato un compagno di vita, qualcuno a cui confidare pensieri, da cui lasciarsi guidare, con cui condividere il viaggio. È proprio così che i santi entrano nella nostra vita, trasformandola nella quotidianità, nelle abitudini e, nel mio caso, nella vocazione professionale.
Francesco ha parlato a tutti e a tutte – non solo ai credenti – come solo i grandi profeti sanno fare. In un tempo dominato dalla frenesia di occupare nuovi spazi e consumare sempre di più, lui ci ha richiamati all’importanza del tempo e delle relazioni. Ha rivolto il suo magistero, e anche le sue encicliche, a “ogni persona che abita questa terra”, rivelando un profondo senso di universalità e laicità. È riuscito davvero a toccare il cuore di ognuno, come quella sera alla GMG di Lisbona, quando gridava che nella Chiesa c’è spazio per “Tutti, tutti, tutti. Nessuno escluso”.
Perdiamo un Papa, perdiamo un Santo, perdiamo un Profeta. Un Profeta che non si è mai stancato di lottare per gli ultimi e i sofferenti, per tutti coloro che non hanno voce, ma anche per il Creato e per la Pace. Tutte realtà connesse, come ci ricordava sempre. E in questa connessione, “nessuno si salva da solo” — è vero lui ce lo ha dimostrato fino all’ultimo. Fino a quell’ultimo saluto in Piazza San Pietro, il giorno di Pasqua: voleva ricordarcelo con tutta la sua tenerezza, da uomo malato ma mai piegato. Nessuno si salva da solo, nemmeno lui, che aveva il desiderio di sentirci accanto. Le sue ultime parole, infatti, sono state: “Grazie per avermi portato in piazza”.
Ma un grande Grazie va a te, Francesco, perché hai lasciato questo mondo migliore di come lo hai trovato, avvicinandolo a Cristo e quindi alle donne, alle persone più deboli e a quelle dimenticate.
E se davvero, alla fine, ciò che conta è quanto abbiamo amato, allora è chiaro che tu hai testimoniato il comandamento più grande. Hai vissuto l’autenticità cristiana nella sua forma più profonda: quella dell’amore.
Ci portiamo la tua eredità, quella di un Profeta, e mai come ora dobbiamo testimoniare le tue visioni, i tuoi messaggi, perché tu possa continuare a camminare con noi, guidandoci ancora. Mai come ora, il mondo ha più bisogno di Te.