UN Food Systems Pre-Summit con The Economy of Francesco

La testimonianza di Lucia Capuzzi, giornalista di “AVVENIRE” e moderatrice della seconda giornata dell’ UN Pre-Summit on Food Systems (Roma) promossa dalla Commissione Vaticana Covid-19 e “The Economy of Francesco” il 27 luglio 2021

di Lucia Capuzzi (testo raccolto da Solen De Luca – EoF Media staff)

Rivedi la sessione di lavoro della seconda giornata del Pre-Summit Onu sui Sistemi Alimentari del 27 luglio 2021, tenutasi a Roma, promossa dalla Commissione Vaticana Covid-19 insieme a “The Economy of Francesco”: https://www.youtube.com/watch?v=a2JpBRq8uFE

Sulle pagine di Avvenire, dove scrivo da anni, mi occupo di politica internazionale e in particolare di America Latina. Mi concentro spesso su questioni sociali, tra cui occupa un posto importante il tema del cibo giusto e per tutti. Così, quando nelle scorse settimane il Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale mi ha chiesto di moderare un evento online sull’alimentazione promosso dalla Commissione vaticana COVID-19 insieme a The Economy of Francesco, l’invito mi ha fatto molto piacere: potevo infatti dare il mio piccolissimo contributo a qualcosa in cui credo molto, ossia la partecipazione e il coinvolgimento dei giovani. 

Il punto di forza del panel che ho moderato è stato, secondo me, proprio questo: il coinvolgimento dei giovani come protagonisti, in una conversazione per loro e tra loro, molto distante da quegli eventi e seminari scanditi da una serie di relazioni chiuse che non ammettono repliche. Ho avuto quindi l’occasione di ascoltare i giovani e di imparare tanto: il loro è infatti un punto di vista che spiazza, e che ha spiazzato anche me e il pubblico che li ascoltava, perché ci ha costretti a pensare.

Il panel è durato un’ora in tutto: mezz’ora di confronto a più voci, mezz’ora di spunti da parte di padre Augusto Zampini, sottosegretario del Dicastero. A me è toccata la prima parte, nella quale ho moderato una conversazione fra tre ragazzi provenienti da diverse parti del mondo: Miriam dall’Italia, Bárbara dal Brasile e Mateusz dal nord della Polonia. L’idea, per me vincente, era che questi ragazzi si scambiassero immagini, suggestioni ed esperienze personali riguardanti le loro vite. 

Abbiamo iniziato con una prima domanda che può sembrare quasi banale, ma non lo è: che cosa rappresenti il cibo per ognuno di loro. Sono venute fuori delle risposte assolutamente interessanti, spiazzanti e originali. Barbara, che appartiene ad una comunità indigena del Brasile, ha affermato che per lei il cibo è comunità. Mateusz, che si occupa di un tipo di agricoltura alternativa, non intensiva e senza l’uso di pesticidi, ha associato alla parola cibo il ricordo delle cene fatte in famiglia, quindi all’elemento della condivisione. L’italiana Miriam, infine, proprietaria di un’azienda del settore agricolo, ha sottolineato come il Covid abbia paradossalmente rappresentato per lei un’opportunità di crescita economica, in quanto le persone ora sembrano più attente a trovare un cibo sano. 

La seconda domanda riguardava invece le loro storie personali, che incredibilmente avevano dei punti di contatto: sia Miriam che Bárbara hanno deciso, infatti, di tornare alla terra, mentre Mateusz appartiene già a una famiglia di agricoltori e ha semplicemente deciso di proseguire questa tradizione, innovandola però in modo più rispettoso per l’ambiente e le persone. Anche questo è un segno, perché la generazione attuale – come nota anche Papa Francesco nella sua intenzione di preghiera per il mese di Settembre 2021 – ha un’attenzione maggiore, rispetto a quelle che l’hanno preceduta, per uno stile di vita ecosostenibile.

Da scambi come questi si può capire quanto sia innovativo e centrale un movimento come quello di The Economy of Francesco: una vera e propria rete internazionale che crea interconnessioni tra i giovani e prova a rompere i vecchi schemi e paradigmi, aprendo scenari nuovi. In tempo di pandemia, dimentichiamo spesso che l’epidemia più diffusa al mondo è ancora oggi la fame; anche la fame, però, ha una cura e un vaccino, e il vaccino possono essere proprio questi giovani: la loro attenzione alla condivisione, la loro capacità di immaginare e di guardare oltre, senza essere contaminati da una serie di vecchi pregiudizi, verso un presente e un futuro più giusti per tutti.