La ong Jevev. Il giacinto d’acqua del Benin: veleno trasformato in oro verde

di Maria Gaglione, Avvenire

The Economy of Francesco in Africa: la pianta infestante dalla quale si produce compost è diventata una risorsa per l’agricoltura locale

Straordinaria bellezza tropicale, il giacinto d’acqua è una pianta acquatica dai fiori violacei, steli e foglie spesse. Originaria dell’America meridionale, è stata ampiamente introdotta in tutto il mondo. In molte aree è diventata una specie invasiva, in alcuni casi una vera e propria piaga. Nel suo ambiente naturale, è purificatrice dell’acqua. Ma in assenza di nemici naturali, Eichhornia crassipes si diffonde rapidamente, ricoprendo le superfici di laghi e fiumi, fino a costituire una barriera fisica che ostacola la navigazione, impedisce alla luce del sole di raggiungere piante acquatiche native, rallenta il flusso dell’acqua e riduce il contenuto di ossigeno tanto da causare la morte di pesci e tartarughe. Dunque una grave minaccia per gli ecosistemi e la biodiversità.

Henri Totin, imprenditore esperto di green economy, direttore della Ong JEVEV ( Jeunesse et Emplois Verts pour une Economie Verte) abita in Benin. Come la sceneggiatura di un film, basato su una storia vera, Henri ci racconta un fatto che ha per protagonisti una pianta e una comunità. Titolo: il compost ‘magico’. Ma di magico non c’è nulla. C’è molto lavoro, studio, ricerca, e numerosi premi internazionali ricevuti. Analogamente ad altre fibre naturali, anche i giacinti d’acqua vengono usati da decenni per realizzare piccoli oggetti come stuoie o cesti. Ma la raccolta sporadica non è una soluzione: la pianta tende a crescere più forte.

«Un giorno – racconta Henri – il mio fratello più piccolo ha avuto un incidente: trasportato lungo il fiume, il rallentamento causato dalla pianta ha ritardato il suo arrivo in ospedale. Questa tragedia mi ha chiamato all’azione». Henri ci racconta molto riguardo il possibile uso del giacinto, frutto di anni di studio. Il compost che si ottiene dal giacinto d’acqua ha infatti caratteristiche importanti. L’estratto radicale può essere utilizzato come fertilizzante. Altri usi sono la produzione di biogas e di carta (soprattutto quella ottenuta dai fusti). Infine, dalle foglie e dagli steli, si ottiene un carbone nero che può essere impiegato per produrre ad esempio inchiostri e vernici.

Continua la lettura su Avvenire.