Intervista di EoF con Sabina Alkire: Dio ha bisogno che lavoriamo insieme!

“Va’ e ripara la mia casa”, sentì Francesco. The Economy of Francesco (EoF ndT) è guidata da quella stessa chiamata che continua a ispirare innumerevoli persone anche oggi. Sabina Alkire, direttrice dell’Oxford Poverty and Human Development Initiative (OPHI) presso l’Università di Oxford, è una di queste persone ispirate che lavorano per combattere la povertà, una delle ferite più pesanti dell’umanità.

La professoressa Alkire ha collaborato con The Economy of Francesco in molti modi, dall’organizzazione di una sessione della EoF School, alla partecipazione diretta all’evento globale EoF 2021, in particolare per quanto riguarda la natura multidimensionale della povertà e l’importanza di vederla, misurarla e affrontarla come tale.

È una delle relatrici confermate per l’evento globale di quest’anno, e in questo percorso verso Assisi 2022 ha risposto ad alcune domande e condiviso idee profonde sul contesto globale attuale, sull’economia, su Francesco d’Assisi e sui giovani. Ecco un’anteprima!

In questo tempo di guerra, quale pensa possa essere il messaggio di EoF al mondo?

Per me Economy of Francesco è davvero un esercizio vitale. Deve riuscire a riequilibrare i nostri sforzi, riequilibrare un’economia che produce disuguaglianza, produce inflazione, produce relazioni difficili, per un’economia che abbia posti di lavoro e vocazioni significativi. […] Così le persone possono utilizzare la propria vita lavorativa, le proprie ore in modi che siano appaganti, e penso che si ritorni all’idea che ognuno di noi, in un certo senso, stia restituendo parte del proprio benessere in qualità di professionisti e di consumatori.

[…] Il modo in cui si è sviluppata l’economia ha lasciato da parte tante cose, ha messo da parte le relazioni, ha messo da parte le responsabilità, ha messo da parte le vocazioni e le origini, l’amore, l’affetto per le storie di vita delle persone. E riportarli indietro, ma come gruppo di giovani economisti che lavorano con modelli, con numeri, con il quadro generale, con i nuovi strumenti di informazione, cercando di creare modelli multidimensionali che funzionino davvero […] penso che cercare di essere queste persone che si muoveranno tra questi ideali e modelli sia il messaggio dell’Economy of Francesco.

Cosa rappresentano oggi, per il suo lavoro, il messaggio e l’insegnamento di Francesco d’Assisi?

[…] La semplicità della vita è qualcosa che attrae molto, non abbiamo bisogno di così tante cose. L’armonia con la natura e il riconoscere che Dio non è interessato solo a noi, ma anche agli uccelli, anche al bestiame e che possiamo comunicare tra noi come parti della creazione: questo è un messaggio chiave.

È qualcosa che riguarda la gioia, ma anche questo obiettivo davvero forte di riunire le persone per trovare un nuovo modo di rinnovare la chiesa. […] È un equilibrio tra varie cose, Francesco non è che una, ma penso che mettendole insieme, ognuna di esse parli ad un vuoto da colmare e ad un lavoro collettivo, ed è per questo che è un simbolo così potente di speranza e novità che possiamo re-imparare.

Perché pensa che un movimento di giovani economisti sia importante e rilevante oggi?

[…] Penso che ci sia la reale necessità di coinvolgere le nuove generazioni e di coinvolgerle seriamente, ma sui problemi del mondo reale in cui le loro idee vengano prese sul serio e dove ognuno di loro sia motivato, ciascuno di noi sia motivato, [un mondo] in cui stiamo costruendo qualcosa che è più grande di ogni nostra ‘carriera editoriale’, dove abbiamo bisogno che i nostri modelli si interfaccino con i modelli dei nostri colleghi in modo da costruire qualcosa di ancor più grande. Anche la mentalità scientifica della collaborazione tra le parti, in economia, è molto necessaria. Quindi ne sono entusiasta, ma più di questo penso che sia assolutamente necessario.

[…] Dopo la crisi del 2008, la regina d’Inghilterra ha visitato la Scuola di Economia di Londra e ha detto “perché voi economisti non avete previsto che sarebbe arrivata [la crisi]?”. E loro, in risposta, dopo aver riflettuto, scrissero una lettera alla regina in cui c’erano molte intuizioni preziose sulle sviste dell’attuale professione economica. Una di queste era che oggi siamo tutti specializzati e nessuno è in grado di vedere il campo nel suo insieme, e mi sembra che l’Economy of Francesco cominci col guardare quella visione del tutto, e poi provando, ciascuno nel suo modo, a coordinarsi con gli altri per lavorare in tal senso.

Ad Assisi ci parlerà di “Lotta alla povertà in tutte le sue forme: dalla misurazione alla politica” … vuole anticipare alcune riflessioni in merito?

[…] Con la pandemia tutti noi abbiamo imparato una nuova parola, e quella parola era comorbidità. Abbiamo imparato che non si tratta solo di avere una patologia cardiaca, ma di avere anche il diabete, o l’asma o qualche altra patologia. E c’è la connessione tra condizioni diverse che aumenta il rischio che qualcosa vada davvero storto. Quando pensiamo alla povertà, a volte, pensiamo solo ai soldi, ed è un aspetto. Ma in realtà la povertà è come la comorbidità: l’insieme di tante cose diverse, magari non avere un’istruzione, non avere una buona scuola, vivere in una casa fatiscente, in assenza di igiene, non avere mezzi pubblici per andare al lavoro e tornare in sicurezza, velocemente e in maniera accessibile.

Quindi nessuna di esse è, forse, definitiva, ma insieme creano davvero una povertà sistemica. E così noi, come persone che lavorano con la matematica, possiamo modellarla come una distribuzione congiunta di privazioni, e quando possiamo attribuirle una forma e dei numeri, allora è sorprendente vedere come diventa se la si scompone, e capirla e conoscerla, e pensare a come districarla.

In un cartone animato c’è un’immagine del mondo in cui gli 8 miliardi di noi che sono sul pianeta a pregare Dio si chiedono “cosa può fare una persona?”. Ed ecco Dio che ascolta tutte queste persone che pregano così: “cosa può fare una persona… sono troppo piccolo… non posso fare la differenza”. Ma se ci uniamo, e se rinunciamo ad essere quella persona speciale, e vogliamo essere parte del popolo di Dio, muovendoci e rispondendo ai bisogni dei nostri giorni, allora ci muoviamo, e così facciamo amicizia, e creiamo relazioni profonde, e siamo appassionati delle stesse cause, ma ricordando di coordinarci, di non agire ognuno per conto suo, e questo sarà utile. Perché, singolarmente, le persone che pregano Dio sono tutte belle, ma Dio ha bisogno che lavoriamo insieme per essere effettivamente la risposta alle nostre preghiere.